Benedetto Croce: il "filosofo della libertà".

 

 

Il 25 febbraio del 1866 nasceva a Pescasseroli Benedetto Croce (1866-1952): il filosofo che ha dominato la cultura italiana del secolo scorso.

La sua attività infatti ha inizio fin dai primi anni del Novecento, con una vastità di interessi - dalla filosofia alla storiografia, dall’estetica alla critica - e di produzione veramente rara. Tracciamone un ritratto.

 

Benedetto Croce nasce a Pescasseroli il 25 febbraio del 1866.

Il 28 luglio 1883 si trova in vacanza con la famiglia nel piccolo borgo ischitano di Casamicciola, quando perde i suoi cari nel terremoto che devasta l'isola. Lo stesso Croce rimane sotto le macerie per diversi giorni vivendo l'esperienza più angosciante della sua vita, quella che lo segnerà per sempre, come ha raccontato nelle pagine autobiografiche. 
Nipote di Silvio e Bertrando Spaventa, entra in contatto con il filosofo Antonio Labriola che lo introduce al socialismo italiano di fine secolo e al marxismo. Nel 1902, dopo aver pubblicato alcune delle sue opere storiografiche e dei suoi scritti sul marxismo, dà alle stampe il volume sull'estetica, “Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale”, che resta uno dei suoi lavori più noti e costituisce il primo volume della filosofia dello spirito.

Nel 1903 fonda la rivista la “Critica” ed è già il filosofo più importante d'Italia. Pur non essendo laureato e non avendo mai avuto una cattedra universitaria e anzi combattendo contro la filosofia accademica allora dominata dal positivismo, Croce rinnova profondamente la cultura italiana rifiutando l'idea della realtà come progresso scientifico, opponendovi una concezione della filosofia come filosofia dello spirito, ovvero come scienza per interpretare la realtà, che per lui è sviluppo storico.

Il positivismo aveva fatto della scienza l'alfiere di ogni forma di sapere umano. Il neoidealismo di Croce rifiuta ogni forma di naturalismo e immagina la filosofia come visione globale della realtà, come sapere universale. É un sapere storico che fa della storiografia la scienza dell'individuale concreto e non è riducibile agli schemi astratti dei positivisti.

Nel 1909 escono la seconda edizione del secondo volume della filosofia dello spirito, dedicato alla logica, e il terzo in cui Croce affronta la “Filosofia della pratica”, che contiene l'economia e l'etica. Ormai i capisaldi del suo sistema filosofico sono compiuti, anche se egli tornerà su queste sue opere negli anni successivi, e nel 1917 pubblicherà “Teoria e storia della storiografia”, che costituisce l'ultimo capitolo della filosofia dello spirito.

Nel 1910 viene nominato Senatore e nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, si schiera con i neutralisti, a differenza del suo amico Giovanni Gentile che con lui collabora alla “Critica” e con cui ha già avuto modo di discutere pubblicamente. Proprio nel 1914, infatti, sulle pagine della “Voce”, la rivista diretta da Giuseppe Prezzolini, i due filosofi esprimono le ragioni del dissenso che li divide. Si tratta ancora di una divergenza di carattere filosofico che non impedisce ai due di preservare la loro amicizia.

Nel 1920 Croce viene nominato Ministro dell'Istruzione nel quinto e ultimo governo Giolitti. In molti credono sia giunto il momento di risolvere i problemi della scuola italiana, ma non è così, perché il progetto elaborato con Gentile e con il gruppo di pedagogisti che lavorano alla riforma della scuola viene bocciato in Parlamento dai socialisti e dai radicali, contrari all'introduzione dell'esame di Stato e all'inserimento della religione cattolica nelle scuole elementari. 

Con l'avvento del fascismo Croce è fra coloro che ritengono possibile inserire la protesta degli squadristi nell'ambito delle strutture istituzionali del Paese. Tuttavia, dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924) capisce la natura violenta e totalitaria del nuovo movimento politico e passa all'opposizione rompendo i rapporti con Gentile.

Nel maggio del 1925 Croce risponde al Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Gentile che ormai ha scelto di collaborare con il fascismo, con un contro manifesto, firmato dai più importanti studiosi antifascisti e pubblicato sul “Mondo” di Giovanni Amendola.

Nonostante ciò Croce resta un personaggio isolato a cui i fascisti consentono di studiare, ma non certo di diffondere il proprio pensiero. 

Non è un uomo semplice. Spesso paragonato a Gentile, Croce è serio e rigoroso: “ha un'aria olimpica”, come scrive Giuseppe Prezzolini, che ben conosce entrambi e sottolinea la maggiore umanità di Gentile e il suo carattere gioviale e generoso.

In realtà Croce aiuta generazioni di studiosi, negli anni del regime diventa il punto di riferimento della cultura antifascista e paga la propria scelta in nome della libertà con l'emarginazione.

Dal 1943 diventa segretario del partito liberale, dal quale esce nel 1946 perché contrario alla scelta monarchica. Dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944) Croce entra nel secondo governo Badoglio come Ministro senza portafoglio. 

Nel 1946 fonda a Napoli l'Istituto Italiano di Studi Storici, accanto alla sua abitazione nel Palazzo Filomarino. L'Istituto è stato, ed è ancora oggi, il luogo dove si sono formati molti tra i più autorevoli e capaci intellettuali italiani.

Nel 1948 è eletto Senatore nella prima legislatura repubblicana.

Si spegnerà a Napoli il 20 novembre del 1952.