Lea Padovani: una donna di carattere.
In omaggio alle nostre gentili lettrici, vi offriamo un ritratto di Lea Padovani (1923-1991). Ha lavorato come soubrette in teatro con Garinei e Giovannini e poi con Macario, ma il grande pubblico la ricorda soprattutto per l’interpretazione dello sceneggiato televisivo “Piccole donne” (1955) e del film "La contessa di Castiglione" (1954).
Il III Municipio le ha dedicato una via nel quartiere Bufalotta, nelle adiacenze della Galleria Commerciale Porta di Roma.
Nata a Montalto di Castro il 28 luglio del 1923, Lea Padovani è stata una donna dal carattere forte e determinato, che ha vissuto contro ogni schema e conformismo. Aveva solo 17 anni quando ha rifiutato il tranquillo destino di ragazza di buona famiglia borghese e, sfidando le ire paterne, si è trasferita a Roma per frequentare l' Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d' Amico.
Poi, con tutta la sua preparazione, invece di debuttare nel grande teatro ha scelto la rivista. Soubrette con Erminio Macario, o nel cast de il “Cantachiaro” di Garinei e Giovannini (1944), dove si è trovata accanto all’immensa Anna Magnani, alla quale sarebbe stata avvicinata per la forza del temperamento, oltreché per alcuni ruoli come quello ne “La rosa tatuata”, interpretata con successo a Londra, in inglese.
Un carattere che per tutta la vita le ha fatto anteporre i sentimenti e le emozioni private all' esaltazione del palcoscenico. Era reduce da Luchino Visconti e piena di offerte importanti quando la sua esistenza è stata travolta dall'amore perentorio e totalizzante di Orson Welles, già una leggenda. Una breve, focosa stagione, conclusa turbinosamente a Londra durante le prove di Otello: lei pensava al ruolo di Desdemona, mentre lui voleva convincerla a fare la moglie.
“Meglio l'amore che il teatro” è stata la base delle sue scelte - ancora una volta - quando ha salutato l'ambiente per seguire un giovane bello e avventuroso, anonimo impiegato di una società di arredamenti, Aldo De Francesco, che, malgrado le trepidazioni degli amici che diffidavano di lui, le ha regalato vent' anni di vita movimentata e “vissuta”, in giro per il mondo su una grande barca che Lea Padovani ha “governato” con grande entusiasmo.
Nel cinema del dopoguerra - che si rivitalizzava con le bambolone e le bellezze prorompenti che uscivano dai concorsi delle Miss - la Padovani ha trovato i suoi ruoli, giocando con il fisico esuberante e mediterraneo, spiritosamente pronta a spogliarsi, almeno per quel tanto che bastava a turbare gli italiani dell’epoca.
Ma il cinema ha saputo usare anche la sua bella faccia intensa e drammatica, come ha fatto Aldo Vergano in “Il sole sorge ancora” - primo film-documento sulle ragioni morali e sociali della Resistenza - affidandole il ruolo della giovane operaia che incoraggia il suo uomo alla lotta partigiana, contro ogni facile compromesso. Indimenticabile poi è la dolorosa Annunziata di “Cristo fra i muratori”, che Edward Dmytryck ha girato a Londra, non potendolo realizzare nell'America che allora, alla fine degli anni Quaranta, lo condannava per attività antiamericane. Nel film, un dramma di grandi tensioni sociali, Lea Padovani era una donna sulla quale la vita si accaniva con la miseria e con i tradimenti ma che, grazie alla sua ostinata tenacia, riusciva a realizzare il grande sogno di una casa.
Troppo libera per accettare gli schemi di una professione rigorosa come quella dell'attrice, Lea Padovani ha vissuto una carriera fatta di momenti gloriosi e di silenzi: alti e bassi che però non è stato il caso a determinare. Se non ha avuto la continuità che le avrebbe imposto il suo grande talento di attrice, ha però vissuto la vita che si è scelta. Senza rimpianti: momento per momento.
Si è spenta a Roma il 23 giugno del 1991, all’età di 67 anni.
22/5/2018