Gaetano Martino

  

 

Il 9 maggio è la festa dell'Europa, che ricorda il giorno in cui, nel 1950, Robert Schuman presentò il piano di cooperazione economica - la cosiddetta "Dichiarazione Schuman" - punto di inizio della creazione di un unico nucleo economico europeo. Una data che ci offre dunque l’occasione per ricordare la figura di Gaetano Martino (1900-1967): il ritratto di un uomo di scienza al servizio dell’Europa a cui il Terzo Municipio di Roma ha intitolato una strada nel quartiere Serpentara.

 

 

Gaetano Martino nacque a Messina il 25 novembre del 1900, primogenito di Rosaria Roberto e di Antonino, sindaco della città. Da ragazzo frequentò prima il Collegio Pennisi di Acireale e poi il liceo classico Francesco Maurolico di Messina. Contrariamente alla tradizione familiare, si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’Università di Messina, dove completa il primo triennio, ma poi si trasferisce nell’ateneo della Capitale e nel luglio del 1923 si laurea. Anche per i contatti avuti nella capitale con il Circolo Antroposofico, Martino, dopo la laurea, sceglie di diventare fisiologo, orientandosi verso questa scienza, da lui stesso definita scienza della vita, con la convinzione che il suo oggetto di studio andasse ben oltre quello della semplice materia. Tornato a Messina, e constatata la capillare diffusione del fascismo, decise di continuare gli studi all’estero, prima a Berlino, poi a Parigi e a Francoforte sul Meno; questi studi e le conseguenti pubblicazioni lo portarono alla libera docenza di Fisiologia Sperimentale nel 1928, e di Chimica Fisiologica del 1929. I trascorsi antifascisti della sua famiglia però gli crearono diversi problemi ambientali e così accettò di andare in Paraguay, come ricercatore e professore di fisiologia.

Nell’aprile del 1933 viene a sapere che era stato bandito un concorso a cattedra di Fisiologia a Sassari, solo che dal 1932 era diventata obbligatoria l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista. Comunque, spedisce la domanda al Ministero, vince il concorso e nell’ottobre del 1934 è a Messina, nella cattedra del suo ex professore, Giuseppe Amantea.

Cominciò il periodo di insegnamento a Messina, assieme a quello della sua matura ricerca scientifica e delle sue mansioni organizzative all’interno dell’università. La sua attività di ricercatore lo porta a diventare preside della Facoltà di Farmacia e l’ingresso nel Senato accademico gli comporta tutta una serie di riti e di ufficialità, proprie di un regime nei confronti del quale prova un sempre maggiore fastidio che giunse alla palese disapprovazione per l’entrata in guerra dell’Italia. Nel 1939 era stato frattanto richiamato come maggiore medico presso il Marinferm di Messina e nel 1940 sposa Alberta Stagno d’Alcontres, con la quale era fidanzato da diversi anni. Dal 1940 al 1943 si divide fra l’ospedale cittadino “Regina Margherita” e gli incarichi in facoltà.

Dopo i fatti dell’8 settembre del 1943, l’antico ambasciatore inglese a Messina, Stephan Garbutt, che aveva prima della guerra conosciuto i sentimenti antifascisti di Martino, propose proprio il giovane dottore come Rettore reggente dell’ateneo messinese fin dalla metà di settembre del 1943. Dopo la conferma della sua nomina da parte del Ministero, Martino opera attivamente per riorganizzare l’ateneo messinese; si deve a lui, ad esempio, la reintroduzione della facoltà di Lettere e Filosofia che era stata soppressa per volere di Giovanni Gentile, la creazione di nuove facoltà, come Economia e Commercio, e l’ingrandimento di quelle già esistenti, come Giurisprudenza. I suoi sforzi contribuirono a fare crescere enormemente il numero di studenti che portarono in breve l’università messinese ad essere una delle più importanti del Meridione e anche a far decollare il progetto per il grande Policlinico universitario che oggi porta il suo nome.

I risultati ottenuti nell’ateneo gli danno la possibilità di iniziare la sua avventura politica: si presenta alle elezioni del 1946 per l’Assemblea Costituente con l’Unione democratica nazionale, dal 1947 Gruppo Liberale. In seno alla Costituente, Martino si fa notare per gli interventi sulla nascita della Corte Costituzionale.

Chiusa questa prima esaltante parentesi, si presenta alle elezioni politiche del 1948 dove, anche se il Partito Liberale arriva appena al 10%, viene eletto deputato.

Diventa Vice Presidente della Camera nel maggio del 1948 e poi presiede la Commissione per la Pubblica Istruzione. I suoi interventi legislativi alla Camera sono piuttosto numerosi e fra i più importanti possiamo ricordare le leggi speciali per la ricostruzione del dopoguerra di Messina e Reggio Calabria e la legge che prevede l’accesso liberalizzato ai concorsi per la carriera di medico. Per inciso, questa è una delle sue poche proposte legislative ad ottenere anche l’appoggio della sinistra parlamentare. Nel febbraio del 1954, si insedia il governo Scelba e Martino diviene titolare del dicastero della Pubblica Istruzione, cosa quest’ultima non molto gradita alle gerarchie ecclesiastiche che accusano il nuovo ministro di essere un laico e per di più in odore di massoneria. Durante il suo mandato, introduce comunque numerosi provvedimenti, che si inquadrano tutti nel tentativo di modernizzare e democratizzare la scuola italiana.

Nel settembre 1954, a causa di un rimpasto governativo, Martino diviene titolare del Ministero degli Esteri. Uno dei primi problemi che fu costretto a risolvere fu la questione di Trieste che volle chiudere nella maniera più rapida possibile e questo, con l’assenso internazionale, comportò la divisione del territorio giuliano nella Zona A con Trieste che venne restituita all’Italia, e la Zona B che invece divenne jugoslava.

In questo periodo Martino assiste al definitivo tramonto della Ced (Comunità Europea di Difesa), alla nascita della Ueo (Unione Europea Occidentale) e all’ingresso della Germania Ovest nella Nato. Sin dall’inizio della sua attività agli Esteri il suo principale obiettivo fu la riabilitazione internazionale dell’Italia, che voleva tornasse ad essere una potenza di caratura internazionale. È in questo che si inquadra la sua attività per la revisione del trattato di pace e per l’ammissione italiana all’Onu. Inoltre in Martino nasce il desiderio di dare il suo contributo al processo di integrazione europea, anche se si accorge molto presto che i tempi per l’unione federale non sono ancora maturi e quindi individua nell’integrazione solo economica un adeguato mezzo per la futura, e più problematica, integrazione politica.

Per i primi di giugno 1955, era in programma una riunione dei sei ministri degli esteri della Ceca (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) per la cui sede, su proposta di Martino, viene scelta la città di Messina. In programma c’era la discussione di un progetto di integrazione economica approntato dal belga Spaak che sarà la base per i futuri Trattati di Roma del 1957. La caduta del governo Scelba, frattanto, e la nascita in luglio di quello Segni vedono la riconferma di Martino allo stesso ruolo ministeriale, con la piena soddisfazione internazionale. Negli stessi mesi il ministro partecipa a una serie di conferenze Nato per la sicurezza europea ed il disarmo, e il suo certosino lavoro internazionale porta finalmente l’Italia alla ammissione all’Assemblea Generale dell’Onu nel dicembre del 1955. Anche all’interno della Alleanza Atlantica, l’attivismo di Martino era stato premiato, in quanto era entrato a far parte, nel maggio del 1956, del cosiddetto Comitato dei tre saggi che aveva il compito di studiare l’allargamento degli scopi della Nato al campo economico e sociale. Il 1956 è anche l’anno di due gravi crisi internazionali, ossia quella del Canale di Suez e l’invasione sovietica dell’Ungheria. In entrambe Martino deve registrare l’ormai invincibile potere delle due superpotenze che, nel primo caso, concordano nel fare ritirare la forza anglo-francese, e nel secondo, gli Stati Uniti lasciano in pratica all’Unione Sovietica mano libera in Ungheria, con la conseguenza delle successive repressioni e deportazioni di cittadini ungheresi, inutilmente denunciate all’Onu dal ministro italiano.

Negli ultimi anni del suo ministero Martino entra in una fase di accesa contrapposizione con il Presidente della Repubblica Gronchi, che in diverse occasioni aveva accennato ad un ruolo italiano di mediazione sia per il disarmo che per il Medio Oriente, cosa che non rientrava assolutamente nei piani di Martino. Questo attrito avrà conseguenze importanti per il deputato messinese che, alla caduta del governo Segni nel maggio del 1957, non farà più parte di alcuna compagine governativa per un presunto veto da parte proprio di Gronchi. L’ultimo importante atto della carriera ministeriale di Martino sarà la preparazione incessante ed appassionata del processo di integrazione Europea che si perfeziona nel tempo con la riunione dei sei ministri della Piccola Europa a Venezia e che si concluderà con il Trattato di Roma del 25 marzo 1957.

Gli accordi prevedevano la nascita del Mercato comune europeo e dell’Euratom, ente per lo sfruttamento a fini pacifici dell’energia nucleare. Nell’aprile 1958 è rappresentante liberale all’Assemblea parlamentare europea, dove continua la sua appassionata propaganda sui temi europeistici, viene rieletto alla Camera e si trasferisce come professore alla cattedra di Fisiologia di Roma - La Sapienza. Nell’agosto del 1960, Martino viene nominato Capo della delegazione italiana alla XV Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove difenderà le posizioni italiane sul problema dell’Alto Adige. Gli austriaci infatti chiedevano un’autonomia separata per la provincia di Bolzano, ma Martino riesce a ridimensionare le loro pretese, ottenendo che la controversia si sarebbe dovuta risolvere tramite accordi bilaterali fra le sole due nazioni interessate.

Nel 1962 Gaetano Martino è eletto Presidente della Assemblea Parlamentare Europea dove sarà riconfermato l’anno dopo. Insiste sull’aumento dei poteri del Parlamento Europeo, e infine lancia l’idea della creazione di una Università Europea. Nel giugno del 1966 Martino viene eletto Rettore dell’università di Roma - La Sapienza, e la notizia gli viene data personalmente dall’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro, che era stato un suo sostenitore. La sua nomina però venne ancora osteggiata, sia dalle sinistre che dagli ambienti ecclesiastici, e fu inoltre contestata duramente dagli studenti che avevano occupato la Casa dello Studente.

Queste però furono le ultime battaglie che videro Gaetano Martino come protagonista: lo stesso anno infatti gli viene diagnosticato un cancro al polmone, inoperabile, che spegne la sua vita il 21 luglio del 1967.