Mario Carotenuto 

 

 

Durante la sua brillante carriera ha interpretato più di cento film, si è distinto a teatro nelle rappresentazioni dei classici di Shakespeare, Pirandello e Molière, ed è stato anche un ottimo doppiatore. La vita di Mario Carotenuto (1915-1995): il ritratto di un grande attore. 

 

Nato a Roma il 29 giugno del 1915 in una famiglia di artisti - il padre Nello è già un affermato attore di teatro e del cinema muto, mentre il fratello Memmo sarà anch’egli protagonista di numerosissime commedie - Mario Carotenuto, dopo un’adolescenza turbolenta che lo porta anche in riformatorio e un’infelice partecipazione da volontario nelle Waffen-SS italiane, vive nella Roma dell’immediato dopoguerra, decidendo di sbarcare il lunario grazie alle doti comiche e artistiche maturate dalla lunga frequentazione dei palcoscenici (aiutato dal padre esordì in teatro a soli otto anni).

Mentre si dedica al teatro di rivista, che dopo la guerra è in pieno boom, esordisce anche come attore alla radio e al cinema. Il suo primo ruolo, con Renato Rascel e Paolo Stoppa, è appunto “Maracatumba… ma non è una rumba” (1949), un film tratto da un varietà teatrale di grande successo.

Negli anni Cinquanta si ritrova, insieme a Memmo, a lavorare al fianco dei più grandi comici dell’epoca, come il grande Totò in “Destinazione Piovarolo” (1955), Alberto Sordi in “Mio figlio Nerone” (1956), e Walter Chiari in “L’amico del giaguaro” (1958). La sua bravura come caratterista gli permette inoltre di farsi dirigere da grandi registi come Alberto Lattuada in “La spiaggia” (1954), Dino Risi in “Pane, amore e…” (1955), “Poveri ma belli” (1956) e “Il mattatore” (1959), Luigi Zampa in “Ladro lui, ladra lei” (1958).

Gli anni Sessanta rappresentano poi un’autentica consacrazione per Carotenuto, che si dedica a decine di pellicole comiche come caratterista; si tratta spesso di film leggeri, farse, parodie o musicarelli. Si va da “Ferragosto in bikini” (1960) con Walter Chiari e Bice Valori a “5 marines per cento ragazze” (1962) con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Gli anni Settanta sono un periodo di decadenza per la commedia all’italiana - le farse diventano sempre più scollacciate e dimenticabili - ma Carotenuto è intanto arrivato alla piena maturità tecnica e ritrova verve in film “seri” come “Girolimoni il mostro di Roma” (1972) di Damiano Damiani o nell’humor nero di “Lo scopone scientifico” (1972), ancora di Dino Risi.

Fra tanti filmetti pruriginosi come “La liceale” (1975) o “L’insegnante balla… con tutta la classe” (1978), bisogna ricordare almeno “Febbre da cavallo” (1976) di Steno, commedia ambientata nel mondo delle scommesse ippiche, con un cast d’eccezione che include Gigi Proietti, Enrico Montesano e Catherine Spaak, assurta ormai, specialmente a Roma, allo status di “cult-movie”.

Gli anni Ottanta, a parte qualcuna delle solite farse “cotte e mangiate” come “Paulo Roberto Cotechino centravanti di sfondamento” (1983) di Nando Cicero - considerata dal critico Marco Giusti “Il canto del cigno del cinema trash all’italiana” - segnano il definitivo ritiro dalle scene per Mario Carotenuto. Ritornerà per un breve ruolo nella tardiva prova di Ettore Scola “Romanzo di un giovane povero” (1995), con Alberto Sordi e Isabella Ferrari.

Si spegnerà qualche tempo dopo a Roma, il 14 aprile del 1995, all’età di 79 anni