I grandi registi

 

Omaggio a Ettore Scola: l’ultimo maestro. 

 

Era il 19 gennaio del 2016 quando a Roma si spegneva Ettore Scola (1931-2016), annoverato tra i maestri del cinema italiano del secondo Novecento. 

 

Nel 2017, a un anno dalla scomparsa del grande regista e sceneggiatore, sono stati molti gli omaggi resigli. Su tutti quello della famiglia Scola, che lo ha celebrato nel suo paese adottivo, Pescasseroli, nel Parco Nazionale d’Abruzzo - “il suo luogo del cuore” dove ha scritto e ambientato film che hanno fatto la storia del cinema italiano - con una giornata di eventi (il 19 gennaio) e l’intitolazione del cinema locale: la prima sala cinematografica in Italia a portare il suo nome.

Degna di nota inoltre l’esposizione dal titolo “Piacere, Ettore Scola”, che nella splendida location del museo Carlo Bilotti, nel cuore di Villa Borghese, ha voluto ricordare uno dei protagonisti indiscussi del cinema italiano. In essa hanno rivissuto non solo i suoi capolavori, ma anche i disegni, le sceneggiature, l’impegno politico e il suo amore per Roma. Il tutto raccontato in una raffinata mostra celebrativa. 

 

Ora, a pochi giorni dal quinto anniversario della sua scomparsa, sulle pagine del nostro web Magazine vogliamo dedicare un tributo a questo indimenticabile regista, che con le sue opere ha narrato i principali fatti del suo tempo, ripercorrendo le tappe principali della sua vita e del suo impegno professionale. Un esempio imprescindibile per le giovani generazioni di cineasti. A lui peraltro abbiamo già dedicato un ebook Kindle, dal titolo, "Ettore Scola: l'ultimo maestro", nonché un capitolo della raccolta, "Cinque registi, una città eterna: un cocktail di grandi "maestri" per una Roma cinematografica da "cartolina".  Pubblicazioni presenti e disponibili on line nello Store di Amazon. 

 

La Redazione  

 

Nato a Trevico, in provincia di Avellino, il 10 maggio del 1931, Ettore Scola frequenta ancora l’università quando a Roma inizia a collaborare con il giornale umoristico “Marc’Aurelio”, in qualità di disegnatore.

Si avvicina alla scrittura alla fine degli anni Quaranta, come autore di trasmissioni radiofoniche e televisive per la Rai (suoi sono i testi delle indimenticabili prove di Alberto Sordi come Mario Pio e il conte Claro) e sceneggiatore di commedie. Portano la sua firma, tra le tante, le sceneggiature di “Un americano a Roma” (1954) di Steno; “Il sorpasso” (1962) di Dino Risi, con un indimenticabile Vittorio Gassman; “I mostri” (1963) ancora di Risi; “Io la conoscevo bene” (1965) di Antonio Pietrangeli con Nino Manfredi e Stefania Sandrelli, e i tanti film da lui diretti.

 

L’esordio alla regia avviene con la pellicola a episodi con Vittorio Gassman dal titolo “Se permettete parliamo di donne” (1964) a cui segue “La congiuntura” (1964); uno dei tre episodi di “Thrilling” (1965) e “L’arcidiavolo” (1966). Il primo titolo memorabile è l’avventuroso “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” (1968) con Alberto Sordi e Nino Manfredi al quale seguirà “Il commissario Pepe” (1969) con Ugo Tognazzi.

 

Gli anni Settanta si aprono con un’altra pellicola passata alla storia che vede Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini impegnati a districarsi nel “Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca” (1970). Nel 1974 racconta invece trent’anni del nostro Paese attraverso la storia dei tre amici Gassman, Manfredi e Stefano Satta Flores, con una bellissima Stefania Sandrelli in “C’eravamo tanto amati”, vincitore del Premio César come Miglior Film Straniero. È ancora ispirato nel successivo “Brutti, sporchi e cattivi” (1976) dove si trova nuovamente a dirigere Nino Manfredi, uno dei suoi attori preferiti, costretto a barcamenarsi nella povera periferia romana e grazie al quale vincerà la Palma come Miglior Regista a Cannes. Sempre lo stesso anno dirige con Mario Monicelli, Nanni Loy, Luigi Magni “Signore e signori, buonanotte”, in cui si sofferma sui vizi e sulle virtù dell’Italia.

 

È il 1977 quando coglie nel segno con “Una giornata particolare”, dove Sophia Loren e Marcello Mastroianni (una delle coppie più belle della storia del cinema) mettono a nudo i propri sentimenti all’interno di un edificio popolare della Roma fascista. La pellicola gli varrà nuovi riconoscimenti come il César per il Miglior Film Straniero, il Nastro d’Argento per la Migliore Sceneggiatura e il David di Donatello per la Regia. Sempre nel 1977 è impegnato con Monicelli e Risi ne “I nuovi mostri”, mentre per il 1980 con “La terrazza” riunisce gli intellettuali borghesi Gassman, Trintignant, Mastroianni e Tognazzi, per poi dedicarsi al film storico incentrato sulla Rivoluzione Francese “Il mondo nuovo” (1982) con un Mastroianni Casanova affascinante.

 

Nel 1983 con “Ballando ballando” ottiene il premio per la Regia al Festival di Berlino, due César, la nomination all’Oscar e due David di Donatello. È ancora con Marcello Mastroianni, affiancato dall’americano Jack Lemmon il successivo “Maccheroni” (1985), al quale segue con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant, “La famiglia” (1987) affresco che, attraverso i ricordi di un professore in pensione, ripercorre ottant’anni di storia. Dirige sempre Mastroianni, stavolta con Troisi, in “Splendor” (1988) e “Che ora è” (1989), per poi dedicarsi ai guitti di Gautier nel film “Il viaggio di capitan Fracassa” (1990), o al politico e meno riuscito “Mario, Maria e Mario” (1993).

 

Realizza una critica della società borghese, supportato dall’ottima prova di Alberto Sordi, in “Romanzo di un giovane povero” (1995) e convoca l’ennesima riunione di famiglia con Vittorio Gassman, Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant ne “La cena” (1998).

 

Meno incisivo nel nuovo millennio, lavora con Claudio Bigagli, Gérard Depardieu, Diego Abatantuono, Sergio Castellitto in “Concorrenza sleale” (2001), oltre a raccontare una giornata qualunque nella capitale in “Gente di Roma” (2003) e a dedicarsi al documentario “Lettere dalla Palestina” (2004).

 

Dopo anni di assenza dalle scene, Scola torna sul grande schermo nel 2013 con “Che strano chiamarsi Federico”, un film dedicato alla figura del grande maestro del cinema, Fellini, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2013.

 

Sposato con la sceneggiatrice e regista Gigliola Fantoni - con la quale ha avuto due figlie, Silvia e Paola - ha fatto parte del governo ombra del Pci nel 1989 con delega ai Beni Culturali e nel 2001 ha ottenuto la medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte: “Per la particolarità del suo cinema che è quella di lasciare degli spazi al pubblico, spazi di riflessione autonoma nei quali ognuno può trovare se stesso, i propri sogni, impulsi, desideri, delusioni. È considerato uno dei massimi registi italiani, per molti un maestro”.

 

Ettore Scola si è spento a Roma il 19 gennaio del 2016, all’età di 84 anni.