Roberto Benigni 

 

 

Il ritratto di un “enfant terrible” dello spettacolo italiano. 

 

 

Roberto Benigni é l'unico interprete maschile italiano ad aver ricevuto la statuetta come miglior attore protagonista di un film in lingua straniera, dopo quello assegnato a Sophia Loren nel 1962.

Cresciuto in una famiglia contadina - è nato in provincia di Arezzo il 27 ottobre del 1952 - è il figlio più piccolo ed ha tre sorelle. Dopo un periodo in seminario, in giovane età, intuisce di non avere la vocazione e prosegue gli studi all'Istituto per l'Industria e il Commercio di Prato. La recitazione è la sua grande passione e, dopo aver accantonato gli studi universitari, a vent'anni decide di trasferirsi a Roma con un'amica inseparabile: la sua chitarra. Debutta al teatro dei Satiri con la commedia “I Burosauri”, di Silvano Ambrogi. Ma sono i suoi monologhi ironici e provocatori a regalargli i primi scampoli di notorietà a metà anni '70.

L'arrivo in TV è targato “Onda Libera”, la serie televisiva che lo fa conoscere sul piccolo schermo. Poi arriva il film che ne celebra l'esordio in veste di attore. Siamo nel 1977 e la pellicola è “Berlinguer ti voglio bene” diretta da Giuseppe Bertolucci, criticata a tal punto da arrivare alla censura. Si susseguono piccole interpretazioni nelle opere cinematografiche di grandi autori e la critica lo definisce come un “disarticolato giullare”. La svolta arriva con “Chiedo asilo” nel 1980. Nella pellicola di Marco Ferreri, Benigni si misura con la prima prova come protagonista e subito dopo gli viene offerta la conduzione del Festival di Sanremo, affiancato dall'attrice Olimpia Carlisi. È in questa occasione che il pubblico ne intuisce definitivamente il carattere fragoroso, dissacrante ed anticonformista. Nel 1981 fa il grande passo e decide di diventare anche regista. Lo fa con “Tu mi turbi”, commedia in cui dirige Olimpia Carlisi e Nicoletta Braschi, che diventerà sua moglie dieci anni dopo - con lei ha realizzato la Melampo Cinematografica, casa di produzione cinematografica fondata nel 1991 -.

Importante la collaborazione che nasce nel 1978 con Renzo Arbore. Dopo la partecipazione a “L'altra domenica”, nelle vesti di uno strampalato critico cinematografico, arrivano ben due film, “Il pap'occhio” nel 1980 e “FF.SS.” nel 1983. I suoi rapporti di lavoro danno vita a importanti relazioni umane: un esempio su tutti quella con Massimo Troisi, che avrà il piacere di dirigere nella commedia “Non ci resta che piangere”, nel 1984. Dissacrante anche nei confronti della Chiesa, Benigni porta sul grande schermo nel 1988 “Il piccolo diavolo”, seguendo dietro la macchina da presa il grande comico americano Walter Matthau. Nel 1990 Federico Fellini lo sceglie per  “La voce della luna”, che interpreta accanto a Paolo Villaggio. “Johnny Stecchino”, la parodia satirica sulla mafia,  nel 1991 gli regala il secondo Nastro d'Argento come miglior attore. Dopo il successo de “Il figlio della Pantera Rosa”, diretto da Blake Edwards e nel 1994 l'interpretazione ne “Il mostro” arriva il capolavoro della sua carriera: “La vita è bella”.

Siamo nel 1997 e Benigni decide di raccontare la tragedia dell'olocausto scatenando polemiche per una scelta interpretativa molto personale. La sceneggiatura è ricca di delicati intarsi tragicomici, che non tutti dimostrano di apprezzare. Ma è proprio la stridente comicità ad accentuare una storia tragica come quella che Benigni - figlio di Luigi, un ex-deportato - racconta come una sorta di fiaba dalle trame tristi. La pellicola regala al regista tre premi Oscar: miglior film straniero, miglior attore protagonista e migliore colonna sonora. Nel 1999 è di nuovo sul grande schermo vestendo i panni del cattivo in “Astérix e Obélix contro Cesare”. Torna in pista con “Pinocchio” nel 2002 - sarà anche Geppetto, nel 2019, nel Pinocchio di Matteo Garrone - e “La tigre e la neve” nel 2005, insignito del  Nastro d'Argento quale miglior soggetto.

Dopo tanto cinema nel 2005 riappare in televisione con un affascinante e lungo viaggio dedicato alla divulgazione culturale della Divina Commedia di Dante Alighieri, restituendo al pubblico una lettura e un'interpretazione più attuali.

 

Poi sarà la volta dell'interpretazione critica dei Dieci Comandamenti nel dicembre del 2014, con un successo andato ben oltre le aspettative e uno share del 38.32%. La trasmissione ha destato anche l'attenzione di Papa Francesco, che ha deciso di fare una sorpresa a Benigni contattandolo telefonicamente per complimentarsi personalmente.

Per celebrare il 70° anniversario della nascita della Repubblica, il 2 giugno 2016 alle 21.10 su Rai1 è stato riproposto lo speciale “La più bella del mondo”, dedicato alla lettura della nostra Carta Costituzionale a cura di Roberto Benigni - andato in onda il 17 febbraio 2012 con un enorme successo di pubblico -. Il programma è stato preceduto da un intervento inedito del grande attore.

Sempre nel 2016 l’associazione della Stampa Estera, nell’ambito della 56esima edizione dei Globi d’oro, ha deciso di assegnare un premio alla carriera a Roberto Benigni e Nicoletta Braschi. La premiazione si è tenuta a Roma il 9 giugno 2016 a Palazzo Farnese.  

Il 27 marzo 2017 l'eterno “enfant terrible” del cinema italiano - che domani, 27 ottobre 2020, soffierà su 68 candeline - ha ricevuto il David di Donatello alla Carriera, acclamato più che mai dal suo pubblico. Un riconoscimento immediatamente dedicato alla moglie Nicoletta Braschi.