Ave Ninchi 

 

Un ritratto di Ave Ninchi (1915-1997). Caratterista versatile, dai classici del teatro al cinema brillante, dagli sceneggiati al varietà televisivo, raggiunse il successo con Totò e Aldo Fabrizi.

 

Il III Municipio della Capitale le ha dedicato un viale nel quartiere Talenti.

 

Nata ad Ancona da una famiglia di attori teatrali il 14 dicembre del 1915, Ave Ninchi ha solo sette mesi quando si trasferisce a Trieste con la famiglia. Cugina dei grandi Annibale e Carlo Ninchi, all’età di cinque anni, grazie a loro, esordisce nel “Glauco” di Luigi Morselli.

Ave frequenta la scuola elementare in lingua tedesca e il liceo classico “Dante Alighieri”. Dopo il diploma si trasferisce a Pesaro, dove viene assunta come impiegata all'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA). Nel 1935 decide di intraprendere la carriera artistica, iscrivendosi a Roma all'Accademia Nazionale di Arte Drammatica: le sue caratteristiche le permettono di ritagliarsi subito uno spazio di rilievo nel mondo dello spettacolo di quegli anni. Dopo l’Accademia, infatti, entra nella compagnia di prosa Betrone-Capodaglio-Carini e successivamente fa parte delle migliori formazioni.

La sua versatilità le permette di interpretare parti brillanti, ruoli del teatro classico (“Medea”, 1949), del teatro drammatico (“Dialoghi delle Carmelitane”, 1952) e della Rivista.

L’esordio sul grande schermo avviene nel 1944 in “Circo equestre Zabum”, di Mario Mattoli, dove recita insieme ad Aldo Fabrizi. Ben presto diventa l'attrice non protagonista più richiesta del nostro cinema. Questo la porta a recitare al fianco dei più grandi interpreti del periodo: Anna Magnani (“Un uomo ritorna” e “L'onorevole Angelina”), Amedeo Nazzari (“Un giorno nella vita”) e Vittorio De Sica (“Cuore” e “Natale al campo 119”).

Ave interpreta quindi ruoli briosi e bonari, che le danno modo di mettere in luce le sue sanguigne doti di caratterista e l’espressività colorita ed esuberante della sua recitazione, e dà prova delle sue capacità recitative anche in film drammatici. In uno di questi, “Vivere in pace” (di Luigi Zampa, 1946) si aggiudica il Nastro d’argento.

La sua popolarità cresce anche grazie alle commedie interpretate insieme a Totò e Aldo Fabrizi (“Guardie e ladri”, “Totò cerca moglie” e “I pompieri di Viggiù”), Paolo Stoppa, Nino Taranto, Peppino De Filippo, Carlo Dapporto e Alberto Sordi, sotto la direzione di autori come Mario Monicelli, Luciano Emmer, Steno e Camillo Mastrocinque.

A teatro, Garinei e Giovannini la vogliono come presenza fissa al Sistina in “Un mandarino per Teo”. Sul palcoscenico inoltre si dedica anche a testi classici (“I dialoghi delle carmelitane” e “La Mandragola”).

Poi, grazie alla partecipazione ad alcuni dei grandi sceneggiati degli anni Sessanta, fra i quali “Il mulino del Po”, “Le anime morte” e “Le sorelle Materassi”, ottiene un meritato successo anche in televisione. Agli sceneggiati si aggiunge la partecipazione come protagonista nel varietà di Antonello Falqui “Speciale per noi”, con Aldo Fabrizi, Bice Valori e Paolo Panelli. In questo spettacolo del sabato sera lei e la Valori danno vita ad esilaranti scenette, nelle quali vestono di volta in volta i panni di mogli di personaggi di grosso calibro, politici, cantanti, miliardari, calciatori e capi clan.

Il suo sorriso bonario e l'aria da massaia saggia la rendono la protagonista ideale per un famoso spot tv, così come per un rubrica di ricette di cucina.

Nel 1981, deceduto il marito, Ave decide di trascorrere qualche tempo a Verona prima di trasferirsi definitivamente nella sua Trieste, nel 1986. Trova ancora la voglia di lavorare nel 1988, conducendo un programma per bambini, “Il sabato dello Zecchino”, mentre l'anno successivo la Rai le dedica il programma biografico in quattro puntate “Confidenzialmente Ave”.

 

Una lunga malattia, causata da una grave forma di diabete, la costringe a lunghi periodi di ricovero in ospedale.

Ave Ninchi si spegne nella casa di Trieste, assistita dalla figlia Marina, il 10 novembre del 1997.