Sergio Leone
Il 30 aprile del 1989 moriva a Roma il regista Sergio Leone, uno dei maestri del cinema italiano, padre del genere “spaghetti-western”. Stimato e venerato dai migliori registi di Hollywood - da Stanley Kubrick a Quentin Tarantino, da Martin Scorsese a Clint Eastwood - ha diretto tra gli altri “Il buono, il brutto e il cattivo”, “Per un pugno di dollari” e “C’era una volta in America”.
Nato a Roma il 3 gennaio del 1929, Sergio Leone è stato in un certo senso un figlio d'arte.
Il padre, infatti, è stato uno dei pionieri dell'industria cinematografica italiana, mentre la madre era una celebre cantante d'opera. Sergio cominciò a lavorare nel mondo del cinema appena diciottenne come aiuto regista e, sporadicamente, come attore. I primi contatti con Hollywood risalgono ai tempi in cui iniziò a lavorare, come assistente di seconda unità, per le produzioni americane girate a Roma - come Quo Vadis e Ben Hur -. Il suo nome appare nelle sceneggiature di molti film storici di quegli anni, che gli valsero un incarico di regista con Il colosso di Rodi nel 1961. Ma il genere storico fu presto abbandonato in favore di una nuova formula che ha in Leone il fondatore e nome più illustre, gli “spaghetti western”, caratterizzato da sceneggiature violente ma anche pervase di ironia, da un montaggio serrato, da lunghi silenzi carichi di contenuto e, spesso, anche da ambientazioni rustiche - le campagne abruzzesi divennero ben presto uno dei set preferiti dai registi del genere -.
Con questa nuova formula, Leone disegnò anche nuovi personaggi e diede la svolta alla carriera di numerosi attori, come Clint Eastwood e Lee Van Cleef. Dal punto di vista strutturale i western di Leone dovevano molto a quelli classici americani, ma anche ai film giapponesi di samurai di Akira Kurosawa. Il tocco ironico di Leone ne fece tuttavia un prodotto assolutamente originale che, anzi, divenne ben presto imitato su entrambe le sponde dell'Atlantico.
Con una fama che aveva ormai raggiunto livelli internazionali, Leone ottenne nel 1968 dalla Paramount carta bianca per un film americano che vedeva la partecipazione - nell'inedito ruolo di un cattivo - di un mito hollywoodiano come Henry Fonda. Nacque così C'era una volta il West. Considerato oggi il suo capolavoro, all'epoca tuttavia fu un mezzo fallimento economico, giacché il pubblico non era pronto per un'esperienza visiva tanto intensa e della durata di ben 165 minuti. La sola apparizione dei titoli di testa durava quasi mezz'ora e spinse la casa produttrice a tagliare 25 minuti di pellicola con il risultato di rendere la trama quasi incomprensibile.
Dopo il ritorno in Europa con lo scoppiettante Giù la testa nel 1971, ci vollero quindici anni perché Leone tornasse dietro la cinepresa per una produzione americana. Ma anche questa volta si riproposero gli stessi problemi. C'era una volta in America (1984), un film di gangster dai toni elegiaci con un intenso Robert De Niro - e nel quale Leone compariva fuggevolmente anche come attore - spaventò i distributori con le sue quattro ore di durata. Il risultato fu una pellicola letteralmente divisa in due, con molte scene riordinate in una nuova sequenza. Il risultato originale fu ripristinato con la versione in videocassetta ma il destino del film era ormai segnato. L'improvvisa morte di Leone, avvenuta a Roma il 30 aprile del 1989 per un attacco cardiaco, lo colse in un momento nel quale la sua attività di produttore aveva ormai quasi interamente preso il posto di quella di regista.
Ma la sua lezione - nonostante l'assenza in Italia di eredi diretti - non è andata perduta. Ed è significativo che nel ricevere l'Oscar (nel 1993) per il film Gli spietati, Clint Eastwood abbia voluto ricordare le due figure che più di tutte hanno forgiato il suo stile davanti e dietro la macchina da presa: Don Siegel e Sergio Leone.