L'ANNO CHE VERRA' 



[Scenari

   

La più stringente attualità, marcata a fuoco dall'emergenza sanitaria globale provocata dalla pervicace diffusione del Covid-19, grava sulla nostra società rappresentando una pesante angoscia circa le prospettive economiche, contraddicendo fortemente le speranze nutrite nel corso degli ultimi - difficili - anni: una complessa periodizzazione che reca il proprio dies a quo nel fatidico 2008, annus horribilis in tal senso.   

Si sviluppa dappertutto il timore che il modello liberal-democratico plasmato e rafforzato dall’integrazione europea non possieda più gli antidoti indispensabili al superamento della crisi. L’evoluzione delle tecnologie e il comportamento delle imprese sembrano tendere a una contrazione sempre più irreversibile del lavoro, e c’è da temere una marginalizzazione crescente e strutturale dell’occupazione in ampi settori delle industrie e dei servizi. A questo si aggiunge l’esaurimento delle risorse del welfare state e la riduzione conseguente dell’elasticità degli ammortizzatori sociali e degli incentivi pubblici all’economia.

Il pessimismo/realismo, di agostiniana memoria, che scaturisce da un simile quadro d'insieme induce pertanto a prefigurare un futuro di grande incertezza; la disoccupazione infatti, soprattutto se strutturale e permanente, è una delle malattie più gravi della società moderna, poiché corrode il telaio dei comportamenti civili incidendo sulla stabilità democratica.

La grande sfida del Terzo millennio appare dunque quella di fare degli Stati una vera comunità capace di un governo che ne regoli pacificamente gli interessi, rispettando i loro fondamenti e rafforzando l’idea di un “governo mondiale” per un Pianeta Terra trasformatosi  irrimediabilmente in “villaggio globale”. 

La ormai pressoché totale globalizzazione dell’economia, gli effetti ambientali dello sviluppo produttivo, le ripercussioni sociali e politiche dell’esplosione demografica e la maggiore pericolosità delle guerre nell’era nucleare creano così una nuova quanto necessaria coscienza dell’interdipendenza, che si esprime attraverso un semplice assioma: quello che avviene entro i confini di uno Stato può minacciare direttamente anche la vita degli altri Stati. Principio da cui deriva la - crescente - messa in discussione della legittimità e della sovranità assoluta di ciascun membro della comunità mondiale.

Si impone quindi una seria ed articolata riflessione a livello istituzionale e culturale; riflessione - che auspichiamo - ispirata da linee guida destinate a formulare una chiara e netta visione di lungo periodo attraverso parole chiave quali condivisione, inclusione oltreché una efficace lotta alle disparità, in evidente e drammatico aumento esponenziale.

Un pericoloso gap, quest'ultimo, che mette specifici ambiti geo-politici a rischio di decrescita e conseguente emarginazione, danneggiando i relativi equilibri socio-economici, equilibri in taluni casi  già fin troppo instabili.

Ai governi, centrali e locali, l'ardua sentenza. A tutti noi, la forza, la determinazione, la tenacia e soprattutto la fiducia nell'avvenire. Nell'anno - e nel mondo - che verrà. 

 

 

[Alessandro Quinti]