15 anni senza Oriana Fallaci 

 

 

Un ritratto di Oriana Fallaci, a quindici anni dalla scomparsa (1929-2006): considerata una delle più grandi ed apprezzate giornaliste italiane del Novecento, ha vissuto la propria esistenza all’insegna del binomio scrittura e impegno civile. I suoi libri sono stati tradotti in 30 lingue. 

 

Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno del 1929, prima di tre sorelle. Il padre Edoardo, liberale antifascista, la coinvolge a soli dieci anni nella Resistenza. La giovanissima Oriana si unisce al movimento clandestino “Giustizia e Libertà”, vivendo in prima persona i drammi della guerra. Nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei tedeschi il padre viene catturato e torturato dai nazisti, e in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra Oriana riceve, a 14 anni, un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.

Esordisce non ancora diciassettenne come cronista di un quotidiano fiorentino, esortata dallo zio Bruno Fallaci, direttore di settimanali. Collabora con vari quotidiani locali poi, nel 1951, inizia a collaborare con "L'Europeo". Il settimanale, fondato da Arrigo Benedetti nel 1945, è uno dei luoghi più vivaci della cultura italiana; Alberto Moravia, Ennio Flaiano, Indro Montanelli, Camilla Cederna, Giorgio Bocca, Oreste Del Buono, sono solo alcune tra le moltissime firme che si possono trovare sulle sue pagine. La Fallaci in un primo tempo si occupa di attualità e costume. A questa fase appartengono i suoi primi libri: I sette peccati di Hollywood (1957), Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna (1961), il romanzo Penelope alla guerra (1962) e Gli antipatici (1963).

Oriana Fallaci si occupa anche, sempre per "L'Europeo" e poi per "Il Corriere della sera", dei conflitti indo-pakistani e mediorientali e delle insurrezioni in America Latina.

 

Segue poi da vicino lo sbarco sulla luna; parte infatti per gli USA per incontrare e intervistare astronauti e tecnici della NASA. Nel 1969 il comandante dell'Apollo 12, Pete Conrad, alla vigilia del lancio, si reca a New York per incontrarla e chiederle un consiglio sulla frase da usare al momento di mettere piede sulla luna. Poiché Neil Armstrong aveva detto: “Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità”, la scrittrice gli consiglia, vista la bassa statura di Conrad, la frase: 'Sarà stato un piccolo passo per Neil, ma per me è stato proprio lungo'. Il comandante, che portò con sé una foto di Oriana bambina, disse proprio questa frase una volta giunto sulla luna.

 

Un posto centrale nella sua biografia lo occupa l'esperienza del Vietnam. Oriana Fallaci ritorna nel paese dell'Indocina 12 volte in 7 anni raccontando la guerra, documentando menzogne e atrocità ma anche tutta l'umanità di un conflitto che definisce 'una sanguinosa follia'. Le esperienze di un anno di guerra vissuta in prima persona vengono raccolte nel libro Niente e così sia, pubblicato nel 1969.

 

E' questo anche il periodo delle sue celebri interviste con capi di Stato e leader politici, da qualcuno giudicate a tratti insolenti, da altri fin troppo addomesticate, ma che restano comunque un modello nel genere più difficile del giornalismo. Particolarmente noti e riusciti i suoi "faccia a faccia", raccolti nel libro Intervista con la Storia (1974), con Henry Kissinger, Nguyen Van Giap, Golda Meir, Gheddafi, Deng Xiao Ping e Khomeini e molti altri illustri personaggi dell'epoca. Le cronache raccontano che durante l'intervista all'Ayatollah iraniano, la Fallaci lo apostrofò deliberatamente come "tiranno" e senza timore si tolse il chador che era stata costretta a indossare per essere ammessa alla presenza del leader iraniano. Celebre rimane anche l'incontro con il Segretario di Stato americano, Henry Kissinger.

 

Ha inoltre intervistato importanti personaggi estranei alla politica come Federico Fellini, Sean Connery, Sammy Davis Jr., Arthur Miller e Orson Welles.

 

Al suo passaggio alla narrativa viene premiata dal pubblico di tutto il mondo. Scritto nel 1975 in seguito alla perdita di un figlio, Lettera ad un bambino mai nato è un libro in cui Oriana Fallaci condensa il travaglio di una donna di fronte ad una maternità inaspettata. E' un enorme successo editoriale; solo in Italia ne vengono stampate 40 edizioni.

Un altro straordinario successo arriva nel 1979 con il romanzo Un uomo, in cui la scrittrice racconta della sua storia d'amore con Alekos Panagulis, eroe della Resistenza greca durante il regime dei colonnelli, morto nel 1976.

Nel 1990 è la volta di Insciallah, tradotto in 30 paesi, nel quale la scrittrice riporta la sua esperienza di inviata in Libano nel 1983.

 

Dopo l'uscita di Insciallah Oriana Fallaci si isola andando a vivere a New York, in un villino a due piani nell'Upper East Side di Manhattan. E lì, lontana dalla mondanità newyorkese, conduce per dieci anni una vita isolata, uscendo pochissimo e smettendo di scrivere per la stampa. Il suo decennale silenzio si interrompe l'11 settembre 2001, dopo l'attacco alle Torri gemelle. E' allora che la scrittrice telefona al direttore del "Corriere della Sera", Ferruccio De Bortoli, comunicandogli la sua decisione di rompere il silenzio. L'editoriale della Fallaci esce sul Corriere il 29 settembre 2001, con il titolo 'La rabbia e l'orgoglio'.

 

La scrittrice fiorentina attacca senza mezzi termini i leader islamici e si schiera apertamente in difesa dell'America, simbolo della libertà e garante della sopravvivenza della civiltà occidentale contro la minaccia islamica. Il linguaggio è diretto, aggressivo, sprezzante, e per queste sue parole finisce al centro della polemica politica, non solo in Italia.

 

Nel 2002 una nuova presa di posizione: si schiera contro la presenza del Social Forum europeo a Firenze e al fine di impedirlo incontra i leader politici e il Ministro dell'Interno Pisanu. Pubblica una lettera aperta sul "Corriere della Sera" nella quale esorta i fiorentini a “listare a lutto la città”.

 

Ma è la sua battaglia contro l'Islam in difesa dell'Occidente a suscitare le polemiche più accese, in Italia e all'estero. L'intervento "La rabbia e l'orgoglio" viene rielaborato in un volume, che porta il medesimo titolo. Il tono è quello di un pamphlet contro le dittature, il terrorismo, l'estremismo e il fanatismo religioso. Il libro, pubblicato dopo 11 anni di silenzio, suscita molte critiche per il taglio duro e per certe affermazioni che, inizialmente attribuite allo shock per gli attentati, vengono in seguito confermate dall'autrice e riprese nel successivo La forza della ragione (2004), libro che esce all'indomani della strage alla stazione Atocha di Madrid.

 

L'ultimo libro pubblicato è Oriana Fallaci intervista se stessa. L'Apocalisse (2004). La sua ultima invettiva, il 30 maggio 2006, è stata raccolta dal "New Yorker", uno dei più prestigiosi settimanali americani. L'articolo, di dieci pagine, è titolato The Agitator - Oriana Fallaci indirizza la sua furia contro l'Islam.

 

L'ultima provocazione risale al febbraio 2006. Ricevendo la medaglia d'oro dal presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, nella sede del consolato italiano a New York, Oriana Fallaci annuncia che sta preparando una vignetta su Maometto.

 

Dopo aver espresso a lungo opinioni anticlericali, negli ultimi anni Oriana Fallaci dichiara pubblicamente la sua ammirazione verso Papa Benedetto XVI, che la riceve a Castel Gandolfo in udienza privata, nell'agosto del 2005. Un incontro molto significativo per lei, che si è definita pubblicamente atea.

 

Oriana Fallaci si spegne a Firenze il 15 settembre del 2006, all’età di 77 anni, dopo aver combattuto per molti anni con quel cancro che lei stessa chiamava "l'Alieno". La cerimonia di tumulazione, in forma privata, si è svolta al cimitero evangelico degli Allori, alle porte di Firenze, dove vi è la tomba di famiglia. La scrittrice e giornalista è stata sepolta con una copia del "Corriere della Sera", il Fiorino d'oro, a suo tempo conferito dal Comune di Firenze a Franco Zeffirelli e da lui deposto nella bara dell'amica scrittrice, e tre rose gialle.