Salvador Dalí: la fantasia dell'arte. 

 

Artista poliedrico e tra i più eccentrici del Novecento, Salvador Dalí (1904-1989) con il suo stile onirico è stato il maggior esponente della corrente surrealista.

L’inesauribile estro che gli era peculiare lo ha portato ad eccellere in diversi campi: dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al cinema. 

 

Salvador Dalí nasce a Figueras, in Catalogna, l’11 maggio del 1904.

A Madrid frequenta l’Accademia di Belle Arti ma nel 1926 ne viene espulso per “indegnità”. L’anno successivo si reca a Parigi dove viene a contatto con il vivace ambiente intellettuale della capitale francese. Qui conosce Pablo Picasso, Juan Mirò, André Breton e il poeta Paul Eluard. È il momento di maggior vitalità del movimento surrealista e Dalí ne viene immediatamente coinvolto. Vede infatti nelle teorie del movimento la possibilità di far emergere la sua dirompente immaginazione. Rotti i freni inibitori della coscienza razionale, la sua arte porta in superficie tutte le pulsioni e i desideri inconsci, dando loro l’immagine di allucinazioni iperrealistiche. In Dalí non esiste limite o senso della misura, così che la sua sfrenata fantasia, unita a un virtuosismo tecnico notevole, ne fanno il più intenso ed eccessivo dei surrealisti al punto che nel 1934 viene espulso dal gruppo dallo stesso Breton. Ciò tuttavia non scalfisce minimamente la produzione artistica di Dalí, che dopo essersi professato quale unico vero artista surrealista esistente, intensifica notevolmente l’universo delle sue forme "surreali".

Il Surrealismo per Dalí è l’occasione per far emergere il suo inconscio, secondo quel principio dell’automatismo psichico teorizzato da Breton. E a questo automatismo psichico egli dà anche un nome preciso: metodo paranoico-critico.

La paranoia, secondo la descrizione che ne dà l’artista stesso, è: “una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la forma di mania di persecuzione o di grandezza o di ambizione”.

Dunque le immagini che l’artista cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (la paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico).

Da questo suo metodo nascono immagini di straordinaria fantasia, tese a stupire e meravigliare grazie alla grande artificiosità della loro concezione e realizzazione.

La tecnica di Dalí si rifà esplicitamente alla pittura del Rinascimento italiano, ma da esso prende solo il nitore del disegno e dei cromatismi, non la misura e l’equilibrio formale. Nei suoi quadri prevalgono effetti illusionistici e complessità di meccanismi che rimandano inevitabilmente alla magniloquenza ed esuberanza del barocco iberico.

Nel 1929 Dalì dipinge il suo primo quadro surrealista: “Il gioco lugubre”, in cui appare in primo piano una figura maschile di spalle con mutande sporche di escrementi. Questo particolare suscita notevole sconcerto tra gli altri surrealisti decretando già le prime distanze con il gruppo di Breton. In questa fase della sua pittura l’artista fa largo ricorso agli spazi prospettici molto dilatati in cui inserisce una notevole quantità di elementi (uomini, animali, oggetti) secondo procedimenti combinatori irrazionali. In queste figure, e nei loro rapporti, la deformazione si inserisce come ulteriore elemento di sconcerto.

Allo stesso 1929 risale il suo legame con Gala Deluvina Diakonoff, moglie del poeta Paul Eluard. Inizialmente amante e poi moglie di Dalí, diventa la sua musa ispiratrice. Appare in numerosissimi quadri, per lo più nuda e sensuale, rappresentando nel mondo figurativo di Dalí uno degli ingredienti più certi del suo inconscio: la libido.

 

In seguito la sua pittura tende a trovare una sinteticità più netta, in cui la concentrazione su pochi elementi permette al quadro di esprimere contenuti più chiari ed univoci. È il caso di un quadro come “La persistenza della memoria” dove Dalì crea una delle sue immagini più celebri: quella degli orologi deformi.

Al metodo paranoico-critico si collegano una serie di immagini di virtuosistico effetto. Si tratta di immagini doppie, dove la combinazione delle figure fa apparire più cose simultaneamente. Ha scritto Dalí: “Attraverso un processo nettamente paranoico è possibile ottenere un’immagine doppia, rappresentazione di un oggetto che, senza la minima modificazione figurativa o anatomica, sia al tempo stesso la rappresentazione di un oggetto assolutamente diverso”. In questo gruppo di opere rientrano alcuni dei suoi quadri più famosi, quali “Figure paranoiche”, “Cigni che riflettono elefanti”, “Apparizione di un volto e di una fruttiera sulla spiaggia”, “L’enigma senza fine”.

Nel 1939 si trasferisce negli Stati Uniti dove rimane per alcuni anni. Negli ultimi decenni della sua vita Dalì continua ad alimentare a dismisura la sua fama di artista eccentrico, originale e a volte delirante, fino a diventare prigioniero del suo stesso personaggio. Sempre più scostante, altezzoso e imprevedibile.

Si spegnerà a Figueras, il 23 gennaio del 1989.