Sandro Curzi

 

Un ritratto di Sandro Curzi (1930-2008): un grande maestro dell’informazione, storico direttore del Tg3. Dagli inizi ne “L'Unità” clandestina della Roma occupata, fino all’ultimo impegno come consigliere d’amministrazione Rai.

Un esempio per le nuove generazioni di giornalisti. 

 

Alessandro Curzi nasce a Roma il 4 marzo del 1930 e inizia assai presto a fare il giornalista - ad appena 13 anni - quando frequentando il ginnasio “Tasso” entra in contatto con alcuni gruppi della Resistenza antifascista capeggiati da Alfredo Reichlin.

Il suo esordio è un articolo su “L'Unità” - allora clandestina - per raccontare l’assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini.

Curzi collabora concretamente con il gruppo partigiano romano che opera nella zona di Ponte Milvio-Flaminio. Nel marzo del 1944 entra formalmente nel Pci: gli viene concessa infatti, nonostante la minore età, la tessera del partito. Nel biennio 1947-48 lavora al settimanale social-comunista “Pattuglia”, diretto da Dario Valori e Gillo Pontecorvo. Da questa esperienza in poi Sandro Curzi non cesserà più la sua attività giornalistica, sempre legata a doppio filo a quella politica.

Nel 1949 diventa redattore del quotidiano della sera romano “La Repubblica d’Italia”, diretto da Michele Rago. Nello stesso anno è tra i fondatori della Federazione Giovanile Comunista Italiana, di cui viene eletto segretario generale Enrico Berlinguer. Divenuto capo-redattore del mensile della Fgci “Gioventù Nuova”, diretto dallo stesso Berlinguer, Curzi cura anche l’antologia per giovani “L'avvenire non viene da solo”. Nel 1951 è inviato nel Polesine per raccontare le conseguenze di quella tragica alluvione e vi rimane per un lungo periodo come segretario della Fgci. Nel 1954 sposa la giornalista e compagna di militanza Bruna Bellonzi, dalla quale avrà una figlia, Candida, che seguirà le orme dei genitori - entrambe sono decedute nel 2013 -. Tornato a Roma, nel 1956 partecipa insieme a Saverio Tutino, Carlo Ripa di Meana, Guido Vicario, Luciana Castellina ed altri, alla fondazione del settimanale “Nuova Generazione”, di cui diventa direttore nel 1957.

Nel 1959 Curzi approda a “L'Unità”, come capo cronista a Roma. Nel 1960 è inviato nell’Algeria in lotta contro il dominio coloniale francese, e intervista il capo del fronte di liberazione nazionale Ben Bella. Divenuto caporedattore centrale e poi direttore responsabile a “L'Unità”, nel 1964 ricopre brevemente la carica di responsabile Stampa e Propaganda del Pci, sotto il coordinamento politico di Gian Carlo Pajetta. Dopo la morte di Palmiro Togliatti è al fianco del nuovo segretario del Pci, Luigi Longo, in occasione della sua prima partecipazione alla “Tribuna politica”, condotta da Jader Jacobelli. Curzi in seguito fonda e dirige l’agenzia quotidiana “Parcomit”, voce ufficiale del Pci, e collabora attivamente alla crescita della radio “Oggi in Italia”, che trasmette da Praga per gli emigrati italiani in Europa. Dal 1967 al 1975 è vicedirettore di “Paese Sera”.

Sempre nel ‘75, con un bando di concorso indetto dalla Rai per l’assunzione di giornalisti di “chiara fama” disposti a lavorare come redattori ordinari, Curzi entra nella redazione del Gr1 diretto da Sergio Zavoli. E nel 1976, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla Terza rete televisiva del Servizio Pubblico.

Nel 1978 è condirettore del Tg3, diretto da Agnes, e collabora alla realizzazione della trasmissione “Samarcanda”, condotta da Michele Santoro. Quindi dal 1987 al 1993 è al timone del Tg3. Nel 1991 intanto pubblica, con Corradino Mineo, il saggio “Giù le mani dalla Tv”. Nel 1993 Curzi si dimette: nei due anni successivi dirige il telegiornale dell’emittente televisiva Telemontecarlo. Mentre nel 1994 pubblica “Il compagno scomodo”.

Dopo un’esperienza di editorialista quotidiano all’interno del “Maurizio Costanzo Show”, nel 1996 conduce le quattordici puntate del programma “I grandi processi” su Rai Uno. Fra i suoi exploit più insoliti, quello che lo vede sul palco del Festival di Sanremo nel 1995 nel gruppo di 40 coristi, “La Riserva Indiana”, per cantare la canzone “Troppo Sole”.

Nel 1997, in polemica con la candidatura dell’ex-pm di Milano Antonio Di Pietro nelle liste del Pds, si candida al Senato in una lista di sinistra denominata “Unità Socialista”. Dal 1998 al 2005 dirige “Liberazione”, organo del Partito della Rifondazione Comunista. Eletto nel marzo del 2005 consigliere di amministrazione della Rai dalla Commissione parlamentare di vigilanza - con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds - Curzi diventa infine per tre mesi Presidente della Rai, in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli.

Muore a Roma il 22 novembre del 2008, dopo una lunga malattia.