Renato Guttuso: un testimone del '900. 

 

Il 26 dicembre del 1911 nasceva a Bagheria il pittore Renato Guttuso. Testimone d’eccezione dei principali avvenimenti del Novecento, la sua poetica pittorica si distinse per un profondo legame con la terra d'origine, la Sicilia.

 

È dalle parole dello stesso Guttuso che viene la migliore spiegazione del suo modo di intendere l’arte: “L’arte del dipingere consiste nella imitazione delle cose del mondo. Niente di più e niente di meno, ma è molto. Poiché per imitazione va intesa una fatica complessa che implica la tensione di molte facoltà, la riflessione, la partecipazione al mondo delle cose. Il risultato è semplice e libero, come per tutte le opere complesse”.

 

Renato Guttuso nacque a Bagheria, in provincia di Palermo, il 26 dicembre del 1911.

Fin dall’età giovanile si dedicò alla pittura: cominciò con il frequentare la bottega di uno dei più famosi decoratori di carretti, quella dei fratelli Ducato. Verso la fine degli anni Venti, mentre completava ancora gli studi classici, fece pratica presso le botteghe di Emilio Murdolo e del futurista Pippo Rizzo; e per questa sua passione decise di abbandonare gli studi universitari.

 

Nel 1931 espose alla I Quadriennale di Roma e l’anno successivo in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano; poi si stabilì definitivamente a Roma nel 1933. Nel frattempo, nel 1932, lavorò come aiuto restauratore alla Galleria di Perugia e alla Galleria Borghese di Roma. Fra i suoi capolavori di questi anni sono da ricordare: la Crocefissione; la Notte di Gibellina; un Dipinto per i funerali di Togliatti. È anche il periodo in cui strinse rapporti di amicizia con Mafai, Pirandello, Cagli e Ziveri, che influenzarono la sua pittura in senso “tonale”.

 

Tra il 1935 e il 1937 frequentò i giovani artisti milanesi Manzù, Birolli, Sassu e Persico, Pagano, Banfi, Fontana, Raffaellino De Grada, Joppolo, e maturò la propria coscienza politica antifascista: in quei giorni scrisse che: “Dipingere bottiglie o fare poesia ermetica è di per sé una protesta”.

 

Nel 1935 partecipò alla II Quadriennale e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1938 realizzò il suo primo dipinto epico - popolare, La fuga dall’Etna, e tenne una personale alla Galleria della Cometa. Nel 1942 ottenne il secondo posto al Premio Bergamo con la Crocifissione: un’occasione per prendere una chiara posizione rispetto ai disastri provocati dal regime.

 

In questa fase della sua produzione Guttuso si lasciò sedurre dalle scattanti figurazioni del Picasso post-cubista, ma al contempo accentuò la sua attenzione - spesso polemica - verso le questioni sociali: proprio questa sua inclinazione svolgerà un ruolo di traino nell’evoluzione “in senso realista” della pittura italiana.

 

In questi anni nasceranno le amicizie con Alberto Moravia, Antonello Trombadori e Mario Alicata che avranno un ruolo determinante nella sua adesione al Partito comunista, al quale si iscriverà nel 1940.

 

Durante gli anni di guerra, accanto ad Antonello Trombadori e ad altri esponenti del Partito comunista, partecipò attivamente alla Resistenza: cominciò la serie dei Massacri, che poi saranno raccolti nel libro “Gott mit uns”.

 

Nel 1947 aderì al Fronte Nuovo delle Arti: è la volta della polemica contro le tendenze “formaliste” di molta arte astratta. Fortemente schierato ideologicamente, Guttuso non abbracciò mai il realismo socialista di stampo russo, ma seppe mediare e filtrare l’ideologia attraverso la sua sensibilità mediterranea e la sua fiera libertà intellettuale. Guttuso non tradirà mai la sua personale “campagna di idee”, che raggiungerà l’acme con “I funerali di Togliatti”, opera manifesto dell’antifascismo.

 

Dal 1953 trascorse lunghi soggiorni estivi a Velate, in provincia di Varese, dove trovarono ispirazione molti suoi quadri: per la terza cappella del sacro Monte dipingerà nel 1983 La Fuga in Egitto. Cominciò quindi una lunga serie di mostre nelle più prestigiose gallerie europee.

Nel 1985 venne consacrato pittore di fama internazionale dalle mostre di Palazzo Reale a Milano e di Palazzo Comitini a Palermo.

 

Si spense a Roma il 18 gennaio del 1987, all'età di 76 anni.